PRIMA TEORIA DEL COMPLOTTO SULL’AFFONDAMENTO DEL TITANIC
La prima teoria del complotto sostiene che l’affondamento del Titanic sia stato organizzato dal magnate J.P.Morgan per eliminare John Jacob Astor IV, Benjamin Guggenheim e Isidor Straus. I tre finanzieri erano contrari alla fondazione di una banca centrale americana. Eliminandoli Morgan avrebbe avuto via libera alla creazione della Federal Reserve (approvata un anno dopo l’affondamento). Lo stesso Morgan avrebbe avuto l’astuzia di attirarli sul Titanic prenotando il viaggio lui stesso, per poi disdire all’ultimo minuto. Questo potere operativo Morgan lo avrebbe avuto di diritto in quanto cofondatore della compagnia che ha costruito la nave. Un’ipotesi talmente lineare da essere facilmente verificabile, e per questo poco affascinante. Per questo viene spesso rimpolpata con una Switch Theory dai dettagli ancora più fantasiosi e succulenti: Morgan avrebbe sostituito il Titanic con la sua nave gemella, l’Olympic, nel porto di Southampton. L’Olympic era in tutto e per tutto uguale al Titanic, fatto salvo il numero delle scialuppe e in generale le misure di sicurezza molto più allentate. (1)
(Teorie come questa poggiano su una struttura argomentativa piena di fallacie invisibili, poichè richiedono di smentire fatti indimostrati(2). Rinforzano però l’idea che il potere è imperscrutabile, si annida ovunque e nasconde i rapporti causali preterintenzionali mascherandoli come semplici correlazioni; ottenendo sempre ciò che vuole alla faccia dei nostri strumenti epistemologici; per cui tutto ciò che ci resta da fare per impedirgli di farla franca è NON CREDERE A NIENTE.)
SECONDA TEORIA DEL COMPLOTTO SULL’AFFONDAMENTO DEL TITANIC
Secondo un’ulteriore teoria del complotto la malavita inglese era informata del progetto di J.P.Morgan, tanto che un pacchetto di biglietti della terza classe furono acquistati dal mercato degli allibratori di Southampton che li immise nel gioco d’azzardo come moneta corrente per rivalutarli. La speculazione riuscì e molti giocatori vinsero il biglietto per il Titanic alle partite clandestine. Fra questi vi era un giovane vagabondo britannico dotato di uno strano talento nel conquistare le ragazze con elementari ritratti a carboncino. Durante il viaggio ebbe una relazione sentimentale con Rose DeWitt Bukater, una ricca ereditiera infelice (poichè) promessa in sposa al magnate delle acciaierie Caledon Hockley. La stessa notte dell’affondamento, poco prima dell’impatto, ebbero un amplesso dentro una Renault Type CB Coupe de Ville rossa con delle strisce dorate ai bordi del cofano parcheggiata sottocoperta. Poco dopo i bodyguard di Hockley, sulla tracce della giovane, trovarono la macchina vuota con i vetri appannati dal vapore corporeo degli amanti clandestini che erano già fuggiti salendo a poppa. Lì videro la carena del piroscafo sbucciare l’iceberg nel tentativo di minimizzare i danni evitando lo scontro. L’iceberg era una gigantesca selce di marmo incendiata dalle luci del piroscafo. Vibrava nelle pupille acquose di lei come un girino dentro il suo uovo. Il vagabondo morì nell’affondamento, mentre la deWitt Bukater fu tratta in salvo e trasportata a New York.
TERZA TEORIA DEL COMPLOTTO SULL’AFFONDAMENTO DEL TITANIC
Secondo la terza teoria del complotto sull’affondamento del Titanic la seconda teoria del complotto sull’affondamento del Titanic è la trama del film Titanic (il che la squalifica dallo status di “teoria del complotto sull’affondamento del Titanic” essendo invece una teoria del complotto sulla seconda teoria del complotto dell’affondamento del Titanic)(3).
QUARTA TEORIA DEL COMPLOTTO SULL’AFFONDAMENTO DEL TITANIC
La quarta teoria del complotto sull’affondamento del Titanic è la mia proposta per un reboot/sequel del film Titanic. Rose si ricostruisce una vita in America, nel New Jersey, e dopo la condanna in contumacia e il mandato di cattura internazionale l’Iceberg fa perdere le tracce. Riappare qualche anno dopo alla porta di Rose: è notte, la luna è un’aspirina nel cielo. Se ne stanno lì uno di fronte all’altro senza sapere cosa dire. Lei è in vestaglia e ha la mano davanti alla bocca, le unghie pitonate per la nicotina. L’Iceberg le dice che quel giorno, quella notte, quando si sono incontrati per la prima volta nel mare artico, lei era bella, bellissima, con la sua espressione fatale postcoito e i capelli color ruggine. Nessuno lo aveva mai guardato così. Non ha fatto nient’altro che pensare a lei tutto questo tempo, le dice l’Iceberg, e tutta la sua vita prima gli sembrava inutile, monotona, ridicola, scandita dai disgeli e dai piroscafi, circondato da una civiltà di ghiaccio che non lo capiva più, che non lo ha mai capito veramente. La paura di essere incarcerato lo ha trattenuto fino a quel momento, ma non era quella vita una prigionia peggiore di ogni altra? Ora era lì, per lei. Non dà il tempo a Rose di rispondere e si allontana lasciandole su un pezzo di carta l’indirizzo del suo alloggio nel Village, a Manhattan. Seguono giorni difficili per Rose. Il dissidio la deprime. Si rinchiude nella sua casa coloniale e trascura il maneggio. Tenta il suicidio. La servitù la trasporta a letto. Viene accudita e curata. Il sonno è intermittente, visioni conturbanti le fanno visita. Sogna di essere nel relitto del Titanic: percorre la strada dal salone dei ricevimenti corroso dalla muggine mentre le persone che aveva conosciuto sul piroscafo le appaiono come mostri mangiucchiati dagli organismi abissali. Sotto la pendola trova il corpo di Jack che galleggia a mezz’aria avvolto dal grasso cadaverico. Quando si risveglia il sudore sulla fronte è tipo bava di lumaca. Riprende a mangiare e si rimette in forze. Consuma i suoi ultimi giorni a letto scrivendo lettere all’Iceberg(4). Appena riesce a stare in piedi lo raggiunge a Manhattan. Mentre se ne stanno nudi fianco contro fianco sui bordi del letto, con le parole che precipitano nell’oblio fra la lingua e le labbra, gli SWAT sfondano la porta. Le lettere avevano bruciato il nascondiglio. L’Iceberg viene rinchiuso a Sing Sing in attesa dell’esecuzione. Rose vive nella paura, nella paura dell’amore, dell’amore e della sua persistenza al di là del realismo. Non riconosce più la ragazza mordace e intraprendente in grado di ribaltare la sorte; lo specchio è una lastra di lava solidificata senza più lapilli. Medita di vendere il maneggio e i quadri di Picasso, poi trasferirsi in Canada. Dopo un anno riceve una telefonata anonima: l’Iceberg è scappato di prigione. L’appuntamento è a Central Park quella stessa notte. Si presenta con una valigia e un cappello da viaggio. Il suo cuore trema come un passerotto in mezzo a una bufera. L’Iceberg esce dall’ombra in incognito, parla dietro il bavero dell’impermeabile. Ha cambiato volto, espressione, idee. Le torture della prigione gli hanno aperto gli occhi. Ha scritto un pamphlet radicale antisistema intitolato La Nuova Era Glaciale e ne consegna una copia a Rose. La dedica recita “ai miei fratelli disciolti nei margaritas“. Tornerà nell’Artico sotto nuove spoglie per organizzare la lotta armata, così dice. L’alba è una spia color pompelmo dietro i grattacieli dell’Upper East Side. Rose stringe in tasca un grande zaffiro a forma di cuore che ha portato con sé come assicurazione finanziaria per la fuga congiunta. Si scioglie in un pianto infantile, e quando finisce le lacrime l’Iceberg non c’è più. Molti anni dopo, ormai centenaria, viene contattata nella sua nuova casa nello Iowa da un’equipe di ricercatori marini che la riporterà sul luogo dell’affondamento del Titanic. In un momento di solitudine lascerà cadere in mare lo zaffiro, che probabilmente raggiunge il relitto sui fondali, ma più propriamente, in quanto oggetto simbolico che rappresenta una azione invischiata prima di realizzarsi, possiamo dire che Rose consegna il suo cuore all’interregno fra il tempo e lo spazio: il vuoto che si crea fra gli universi.
NOTE
1) Resta il fatto che Morgan avrebbe dovuto avere la complicità delle vedette, oltre che degli ingegneri, del personale del porto e della ciurma (e forse dell’iceberg dal momento che la nebbia favorisce tanto lo scontro involontario quanto sfavorisce quello involontario), e avrebbero dovuto tutti partecipare a degli incontri segreti con dei nomi fittizi, tipo le Iene di Tarantino, all’interno di un dock abbandonato o un vaudeville in affitto, e un intermediario anonimo, con un monocolo dalla montatura dorata e un archibugio sotto il panciotto, avrebbe spiegato la parte del piano di loro competenza a patto di non interessarsi al disegno complessivo (che peraltro comprendeva la loro morte, particolare complicato da omettere e/o occultare se ci pensate).
2) Potreste dimostrare che in questo momento nell’Oceano Pacifico alla latitudine/longitudine tal-dei-tali, in un punto equidistante fra i poli e fra le coste dell’Asia continentale e dell’America NON stiano atterrando gli alieni? Se non ci riuscite allora è vero. (La società feudale giustificava il canone della mezzadria sulla base della proprietà divina: era Dio ad avere destinato la terra coltivabile ai signori. (“A te Dio ha per caso detto il contrario?” “Ehm, no…” “Quindi puoi ringraziarmi e darmi metà del tuo raccolto.”) Nell’attuale sistema neoliberale Dio è il mercato e il diritto divino è la meritocrazia. I più importanti think-thank conservatori hanno drenato moltissimo denaro proveniente dalle banche di investimento in campagne di persuasione per erodere ciò che rimaneva delle socialdemocrazie europee dall’interno e influenzare l’opinione pubblica diffondendo l’idea per cui la povertà non è un fallimento dell’economia, bensì la conseguenza naturale per gli inetti, la clava del raziocinio darwiniano.)
3) All’interno del film personaggi fittizi sono affiancati a personaggi storici. Ad esempio Molly Brown, l’aiutante della protagonista che con rigida osservanza del funzionalismo di Propp insegna alla giovane Rose i trucchi per tollerare le insopportabili etichette dell’alta società, è realmente esistita ma non salì mai sul Titanic: fu uccisa due giorni prima in casa sua da uno scrittore di bestseller che aveva sequestrato nel tentativo di costringerlo a riprendere una vecchia serie di romanzi femminili sulla vita di Misery Chastain. (In realtà questa è la trama di “Misery non deve morire”).
4) Dalle lettere di Rose all’Iceberg: “Non hai idea di quante donne sono necessarie per formare una donna di società. Ognuna vive con dentro di sé migliaia di corpi in competizione su ogni categoria: i migliori capelli, i migliori occhi, il miglior molare, la migliore lingua, il miglior mignolo, il miglior clitoride, il miglior polmone. A ognuna la sua fascia da concorso. Ognuna lavora per uno spicchio di perfezione che viene unito agli altri pezzi per formare la donna perfetta, la patina sociale. (Una massa di schiave che si trascinano nelle polvere con le caviglie legate per costruire una piramide.) L’ombra che vedi nei nostri volti è il riflesso di ciò che muore dentro: gli avanzi, tutte quei corpi mutilati che lasciano scie di sangue dalle ferite non cauterizzate. Con gli anni una donna entra in contatto con quei corpi. Diventi la loro vita e la loro morte, il loro contorno sfigurato, l’insieme delle atrocità: sei poco più che un confine sempre più sottile fra loro e il mondo. Ogni mia azione, ogni mio plissè, ogni mio valzer, ogni mia quadriglia, sono forme di educazione di un dolore a cui non posso cedere, un dolore che tutte ereditiamo e che cerchiamo in un modo o nell’altro di non trasmettere più.”
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Le teorie del complotto sull’affondamento del Titanic
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